Leopardi G.: Lettere agli amici di Toscana ( Spaggiari W.)
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Giacomo Leopardi
Lettere agli amici di Toscana
a cura di William Spaggiari
Quella dei rapporti, dal 1827 al 1833, tra Giacomo Leopardi (il «romito degli Appennini», secondo una suggestiva definizione di Giampietro Vieusseux) e la cultura liberal-progressista degli intellettuali dell’«Antologia» è la storia di un incontro tanto auspicato quanto, sostanzialmente, rimasto irrisolto per l’assenza di una reale «sintonia» tra gli interlocutori, assenza peraltro dissimulata dal nascere e dal consolidarsi di amicizie profonde e sincere.
Attratto e via via respinto da altre città, come Roma e Milano, o chiuso nel «sepolcro» di Recanati, Giacomo aveva guardato alla beata Firenze come ad un’«isola di serenità»; ma, una volta a contatto con quegli operosi amici, egli sentì poco per volta affievolirsi l’antica illusione di solidarietà, nel lento maturare di convinzioni filosofiche dichiaratamente estranee al proprio secolo e di spiriti polemici verso quel «progresso dell’incivilimento» propugnato dal cenacolo fiorentino.
Il carteggio che qui si presenta, idealmente costruito intorno alla straziante lettera del dicembre 1830 agli amici di Toscana, è dunque la testimonianza del razionale e doloroso negarsi dei Leopardi ad una realtà divenuta, in seguito, l’oggetto di nostalgiche visitazioni mentali.
WILLIAM SPAGGIARI insegna all’Università di Parma. È autore di studi sulla letteratura del Settecento (raccolti ora nel volume L’armonico tremore. Cultura settentrionale dall’Arcadia all’età napoleonica, Milano 1990) e dell’Ottocento (Monti, Cuoco, la polemica romantica, Pascoli). Ha curato l’edizione delle lettere di A. Panizzi (1981), dell’autobiografia dello scienziato G.B. Venturi (1984), del Peccato impossibile di P. Giordani (1985), delle Avventure letterarie di P. Borsieri (1986).
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