Appare curioso quanto degno di attenzione il fatto che molti degli autori reperibili nella storia letteraria alla voce «verismo» si siano lasciati indurre in tentazione, e talvolta cogliere in flagrante peccato, di letteratura fantastica: contravvenendo in ciò, con varietà di intenti, alla tradizione imperante, sostanzialmente avversa al «fiume» del Fantastico e ai sonni della ragione. In questa scelta di racconti si smascherano alcuni di questi autori, peccati ed intenti, suggerendo altresì talune circoscritte aree di poetica in cui la lezione del «vero» e quella dei suoi numerosi contrari giungono a incontrarsi in una significativa inquietudine. Tenendo ben presente la datazione dei racconti, diviene chiaro come il complesso universo dell’Ottocento italiano fosse in realtà intimamente e sotterraneamente movimentato e irrequieto, attraversato da laceranti curiosità per ciò che, pur esterno ai margini dell’esperienza quotidiana, è comunque troppo prossimo e attraente per rimanere ignorato.
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