Heidegger M.: Interpretazione fenomenologica della critica della ragion pura
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Heidegger M.
Interpretazione fenomenologica della Critica della ragione paura di Kant
Tra il 1927 e il 1929, in connessione immediata con la stesura di Essere e tempo, Heidegger stende due saggi sulla Critica della ragion paura di Kant: quello che presentiamo (Lezioni universitarie del semestre invernale 1927/1928) e quello che ne è l'immediata conseguenza e conclusione intitolato Kant e il problema della metafisica. Rispetto a Kant e il problema della metafisica, nella spiegazione di che cosa significhi «conoscenza sintetica a priori», non balza qui in primo piano l'interpretazione-dimostrazione radicale dell'«unione» di intuizione e concetto - una tesi che è ala centro del pensiero di Kant - ma che Kant stesso non fu in grado di formulare con chiarezza. Se ne discutono invece i presupposti storici e teorici di quadro, nell'impostazione stessa della Critica e nella polemica diretta con Cohen e Natorp. La cui tesi (che nella Critica manchi un'unità complessiva ultima) Heidegger sente come particolarmente affine alla propria, perché coglie lo stesso problema sebbene a rovescio. Anzi la considera con ammirata gratitudine perché dimostra che «una vita sbagliata, ma radicale e percorsa con rigore scientifico, è incomparabilmente più fruttuosa per la ricerca di una dozzina di cosiddette mezze verità, nelle quali tutto quanto, cioè un bel niente, trova il suo buon diritto». L'interpretazione di Heidegger parte dall'Estetica trascendentale e arriva fino all'Analitica dei Concetti, con particolare attenzione alle differenze tra le due versioni (1781 e 1787) della Deduzione trascendentale delle categorie.