Fucci F.: Emilio De Bono
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Emilio De Bono
Il maresciallo fucilato
Franco Fucci
Pagine: 376
Codice: 13807
EAN 9788842502005
Collana: Testimonianze fra cronaca e storia - 1919-1939: vent'anni di pace instabile
Tra le figure che hanno suscitato i più diversi e, potremmo dire, contraddittori commenti e interpretazioni, pur avendo rappresentato e incarnato un certo ruolo nel ventennio del regime fascista, vi è senz'altro quella del Maresciallo De Bono, sia per la sua immagine fisica di anziano generale dalla barba bianca, sia per la sua adesione alla marcia su Roma e per il suo noto ruolo di quadrumviro.
Sotto la divisa e al di là degli orpelli, delle medaglie e delle onorificenze di cui con vanità quasi infantile amò sempre fregiarsi, lontano dalle agiografie e dai commenti ufficiali, abbiamo in realtà un militare tutto d'un pezzo, che, ora con l'aria di un saggio bonario, ora con fiero cipiglio, seppe dire la verità a quel duce che, con il passare degli anni, pareva allontanarsi sempre di più dalla sostanza dei fatti per inseguire una politica sulla quale gli storici discettano ancora non sempre essendone evidenti le motivazioni.
Come uomo, De Bono non ebbe né la glaciale astuzia di Badoglio, né l'impetuosità e, talora, le avventatezze di Balbo; nemmeno fu un freddo calcolatore o un sapiente reggitore di fili come Grandi.
Visse tutta l'esperienza fascista da militare, con tutti i difetti e i pregi che questo comporta.
Ebbe alcune debolezze, come quella di tenere un diario, di cercare di nascondere non facili problemi familiari, di cedere a qualche vanità sentimentale; ma al momento del redde rationem, come fu il processo di Verona, al quale avrebbe potuto benissimo sottrarsi con la fuga (peraltro più volte consigliatagli), andò incontro alla morte senza rimpianti, sapendo già di essere un sopravvissuto.
Attraversò momenti di grave crisi, anche interiore, come all'epoca del delitto Matteotti; seppe superare amarezze e delusioni, come ai tempi dei governatorati delle colonie, ma non seppe o non volle abbandonare amici o protetti che, forse, approfittarono anche di quella sua intransigenza militaresca e delle sue «certezze», che altro non furono se non impuntature di chi pensava d'avere più anni (e questo era vero) o più esperienza (ma in questo errava) di chi lo circondava.
Un'anima contraddittoria, dunque, uno spirito a tratti ribelle e fiero e, insieme, querulo e sottomesso o troppo fiducioso in una verità astratta. E questa sua personalità venne fuori al processo che doveva concludersi con la sua condanna a morte: una morte affrontata dignitosamente, senza lacrime né cedimenti, da militare insomma, e che da sola potrebbe riscattarne la memoria o farne dimenticare le pecche.
L'autore
Franco Fucci, è nato a Brescia nel 1920. Giornalista professionista, è stato caporedattore di vari giornali. Studioso della storia italiana ha pubblicato con Mursia Ali contro Mussolini, Spie per la libertà, Emilio De Bono e Le polizie di Mussolini.