Innocenti M.: La malattia chiamata donna
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La malattia chiamata donna. Erano belle, famose e depresse
Marco Innocenti
C'è chi, dopo aver tanto sofferto, vide una luce e disse: "Non ho più lacrime, le ho consumate tutte durante la mia vita. Finalmente sono libera di guardare".
Da Zelda Fitzgerald a Djuna Barnes, da Katherine Mansfield a Virginia Woolf, da Marilyn Monroe a Vivien Leigh, da Françoise Sagan a Sylvia Plath, da Silvana Mangano a Romy Schneider. E poi Camille Claudel, Nancy Cunard, Renée Vivien, Marina Cvetaeva, Clara Bow, Lupe Velez, Billie Holiday, Gene Tierney, Diane Arbus, Lee Miller, Jean Seberg, Janis Joplin e Margaux Hemingway.
Scrittrici, poetesse, artisti, fotografe, cantanti, artiste: ventitré donne belle, famose, che apparentemente hanno tutto, ma che non si sentono accettate.
Donne che non sono in contatto con la propria anima, che sono torturate dall’ansia e che non reggono la fatica di vivere. E quando non riescono più a organizzare un sorriso passano all’alcol, si intossicano di pastiglie e di psicofarmaci.
I loro destini sono diversi: molte se ne vanno disperate, alcune convivono con il male oscuro, le più forti vincono la loro battaglia e riprendono a vivere.
Le loro storie, sfrondate da flash e copertine, sono quelle di milioni di donne: storie dannate.
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